Alla luce del Natale facciamo gesti, suscitiamo azioni concrete.
Saranno rimedi che sembreranno piccoli rispetto ai mali, ma applicati su vasta scala potranno essere luce e soluzione ai gravi mali del mondo.
( Cfr Chiara Lubich, “E’ Natale”, Città Nuova n. 24/2005 )
Guardando il mondo che ci circonda, dal nostro più intimo a quello più “globale”, ci sorge la domanda: “Ha senso ricordare anche oggi la venuta sulla terra di Gesù ed il suo messaggio di pace e di fraternità?”
Dov’è la fraternità, quando folle di disperati sono costretti a lasciare le proprie terre per poi divenire ostaggi di forze ciniche e spietate? Dov’è la fraternità, quando i rimedi per la cura e la prevenzione della pandemia sono distribuiti in modo squilibrato e usati come arma di potere e ricatto? Dov’è la fraternità, quando il profitto dell’immediato impedisce scelte serene e coraggiose per la sostenibilità, compromettendo le generazioni future? Dov’è la fraternità, quando le tecnologie sono utilizzate per controlli pervasivi e manipolatori sulle scelte di milioni di cittadini?
Dov’è la pace se nel mio condominio non riesco a riappacificarmi con il solito vicino molesto? Oppure ad accogliere le esigenze del figlio adolescente ed irrequieto? O a convivere con il collega di lavoro ambizioso e prevaricatore?
Certamente non possiamo cambiare il mondo da soli, ma senza il nostro contributo di certo il mondo non potrà mai diventare migliore.
Mancherà sempre qualche tassello che, per quanto piccolo, è comunque indispensabile: la pace coltivata e protetta nel nostro animo per rigenerare fraternità nelle relazioni tra persone, comunità e popoli.