Un banco da lavoro per immaginare la vita dopo il carcere

Nel laboratorio di falegnameria della prigione della città di Florida, in Uruguay, i detenuti imparano a costruire mobili, e non solo

URUGUAY - corso di falegnameria in carcereNel penitenziario della città di Florida, in Uruguay, tredici detenuti stanno partecipando a un corso di falegnameria promosso nell’ambito del progetto Ripartire-reinserimento sociale, sostenuto dall’AMU.

Si tratta di un’iniziativa che permette, attraverso il lavoro manuale, di aprire spazi di crescita personale, reinserimento sociale e possibilità di ricostruzione di legami familiari.

Il laboratorio è un momento formativo, ma è anche molto altro. I tredici “alunni” imparano a trasformare il legno in oggetti d’uso.

Per molti di loro è la prima esperienza con strumenti e tecniche professionali, mentre per altri è un modo per dare continuità a competenze già acquisite in ambito lavorativo.

Non solo mobili

Il percorso proposto ai detenuti mira infatti a fornire conoscenze pratiche utili per il futuro – avranno un possibile mestiere una volta usciti dal carcere – ma allo stesso tempo rafforza la fiducia in se stessi, valorizzando l’impegno, la precisione, la responsabilità e la possibilità di vedere il frutto del proprio lavoro.

La falegnameria diventa così uno spazio dove non si costruiscono solo mobili: si ricompongono pezzi di identità, si riattivano speranze, si immaginano nuovi inizi.

Ricostruire legami familiari

A confermare il valore di questa esperienza, è arrivata anche una piccola ricerca interna: un questionario anonimo, somministrato nelle scorse settimane agli studenti del corso. Le risposte raccolte – secondo il direttore del centro penitenziario – sono state “totalmente sincere”. URUGUAY - corso di falegnameria in carcereUndici partecipanti su tredici hanno dichiarato di sentirsi motivati a imparare, nella speranza che questa formazione possa aprire strade reali nel mondo del lavoro. Uno di loro ha espresso il desiderio di costruire una libreria.

Ma ciò che più colpisce è che otto detenuti hanno scelto di donare quello che stanno realizzando a un familiare.

Un gesto  che rivela il profondo desiderio di mantenere legami affettivi, anche da dentro le mura del carcere. Per alcuni si tratta persino di cogliere questa occasione come possibilità di ricostruire quel legame che magari si era spezzato.

La speranza per il “dopo”

Dalle risposte dei detenuti emerge con forza il desiderio di disporre di uno strumento che permetta loro di reinserirsi nel mondo del lavoro. La possibilità di ricostruire la propria vita professionale suscita in loro un’emozione sincera, carica di speranza e desiderio di cambiamento.

 

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