Sami è il piccolo di una famiglia siriana che vive a Damasco. Ha un fratello e una sorella, il papà è pensionato, la mamma non c’è più.
Lo scorso anno, quando frequentava la terza media, Sami ha vissuto un periodo veramente difficile a causa della malattia della mamma. Cosa che ha comportato inevitabilmente degli effetti sull’andamento scolastico: non riusciva più a trovare la giusta concentrazione per seguire le lezioni, si distraeva, parlava in continuazione. La sua mente era sempre altrove.
Gli insegnanti conoscevano la situazione delicata che il ragazzo stava attraversando in famiglia; alla malattia della mamma si aggiungevano inoltre gli ostacoli economici che Sami e i suoi cari erano costretti a fronteggiare, come gran parte della popolazione siriana.
I consulenti psicologici del programma Semi di Speranza hanno seguito Sami con delicatezza e professionalità. Lo hanno accompagnato a superare un periodo così arduo per la sua giovane età, dialogando con lui, incoraggiandolo, aiutandolo a organizzare tempo e studio: “Siamo stati al suo fianco, lo abbiamo esortato a continuare gli studi per raggiungere il successo. Allo stesso tempo, non lo abbiamo mai biasimato per le difficoltà scolastiche che affrontava, perché eravamo consapevoli che le dure condizioni in cui Sami e la sua famiglia vivevano erano più difficili di quelle che un ragazzo di meno di quindici anni dovrebbe affrontare”.
La solidarietà che si è scatenata nei confronti di Sami è stata senza pari. In molti si sono fatti avanti: insegnanti e impiegati della sua scuola hanno raccolto somme di denaro e vestiti per aiutare la famiglia del ragazzo; qualcuno gli ha anche donato un paio di occhiali da vista, di cui Sami aveva urgente necessità.
Insomma, Sami non è mai stato lasciato solo. E quando, nella primavera scorsa, la mamma di Sami se n’è andata, c’è stato un momento che ha restituito a tutti il senso di fraternità e solidarietà che gli insegnanti si impegnano a trasmettere ai ragazzi siriani: tutti gli studenti suoi compagni di scuola si sono riuniti in un’aula per consolare il ragazzo e condividere il suo dolore.