Siria, il grazie di Jacqueline ai volontari

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È bastata una frase detta tra le lacrime per far capire a Suahir, una dei volontari del programma EMERGENZA SIRIA “Semi di speranza”, che quanto di buono è stato fin qui seminato sta tornando indietro. L’anziana Jacqueline un giorno le ha detto: “Grazie per il tuo amore”. La donna, che vive ad Aleppo, ha tre figli con i quali i rapporti non sono buoni, un quarto che vive con lei, e spesso non riesce a comprare ciò di cui ha bisogno.

È anziana, Jacqueline e ha quattro figli. Uno solo di questi vive assieme a lei, ad Aleppo: si tratta di Elias, un ragazzo con disturbi dell’udito e del linguaggio. La situazione economica e sociale in Siria è difficile, come lo è la vita quotidiana di Jacqueline: gli altri figli non riescono a sostenerla, con loro il rapporto si è allentato, si sono allontanati, e ora Jacqueline li sente e li vede poco. Quando nei mesi scorsi Elias è stato sottoposto a un’operazione alla mano, e dopo l’intervento ha avuto un’emorragia, le difficoltà di Jacqueline sono aumentate: non poteva garantire al figlio cibo adatto a una dieta postoperatoria.

A pensarci sono stati i volontari del progetto Emergenza Siria – “Semi di Speranza”, ad Aleppo, che si occupa di fornire assistenza a tutela dei bisogni primari e della salute di chi vive in questa terra. Racconta Suhair, una di loro: “Il nostro rapporto con le famiglie che seguiamo si rafforza giorno dopo giorno. Soprattutto con gli anziani. Loro infatti hanno bisogno di noi più di altri. Jacqueline mi chiede di portarle le sue medicine, di chiamarle il medico, di accompagnarlo a casa sua o di portare lei stessa dal dottore”. Succede anche che la donna chiami Suahir per l’acquisto di beni personali o solo per sfogarsi, quando non ce la fa più e il carico delle giornate diventa troppo pesante, “io sospendo quello che sto facendo in quel momento e vado da lei”.

Per questo Jacqueline ripete spesso a Suahir una frase: “Mi sei più vicina tu che mia figlia”. C’è stato un giorno però in cui la volontaria ha percepito chiaro il senso del suo lavoro: “Mi ha detto una cosa che non dimenticherò mai. Mi ha detto ‘grazie per il tuo amore’ e poi si è messa a piangere. Non ci ha ringraziati per il cibo, per le medicine, per essere andati a casa sua, no, ha parlato di amore, e io ho sentito che tutto quello che stiamo cercando, da anni, di costruire assieme, in quel momento ci è tornato indietro”.

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