Daad era seguita dal centro medico di Homs, in Siria, perchè malata di tumore, a febbraio si è ammalata di Covid e grazie al supporto psicologico e finanziario è guarita e ha ritrovato la speranza.
In Siria le conseguenze di oltre dieci anni di guerra ed embargo sono diventate ancora più evidenti con l’avvento della pandemia da Coronavirus.
Il centro medico di Homs, del programma “Semi di Speranza”, ha continuato ad accompagnare i pazienti già seguiti per le cure contro il cancro o l’insufficienza renale nell’affrontare anche l’infezione.
Daad, nonostante le precauzioni ha contratto il virus e, anche a causa del suo quadro clinico generale, ha dovuto affrontare sintomi molto forti, debilitanti e che, in alcuni momenti, non lasciavano presagire un esito positivo. Come molti malati disperati era arrivata a rivolgersi a Dio chiedendo di porre fine alle sue sofferenze, anche con la morte.
Evidentemente questo non era quanto previsto per lei, infatti dopo due tentativi con diverse terapie è cominciata la lenta guarigione che ha permesso a Daad di ritrovare la Speranza riuscendo ad uscire dall’ospedale per tornare a casa dalla sua famiglia.
In tutto questo percorso non è mai stata lasciata sola dagli operatori del centro medico di Homs. Oltre al supporto finanziario per pagare i costi altissimi delle cure in ospedale e dei trattamenti (ossigeno compreso) a casa, gli operatori le sono stati vicini dandole coraggio e fiducia e permettendole di non arrendersi anche quando il virus sembrava avere la meglio.
“Quello che mi è successo mi ha cambiato molto. Ho cambiato la mia visione di molte cose, inclusa la mia malattia. Ho capito che non avrei mai dovuto perdere la speranza. Mi sbagliavo quando pensavo che tutto fosse finito. Non sappiamo come sarà la nostra situazione, ma possiamo sostenerla da dentro e accettare il sostegno di chi ci circonda”.
La storia di Daad è la storia di molte persone che hanno dovuto affrontare la pandemia da Covid-19 in una terra martoriata dalla guerra, dove inflazione e disoccupazione continuano a rendere vulnerabile la vita di intere famiglie e dove I servizi sono precari o accessibili solo da chi ha molti mezzi economici a disposizione.
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