Il tempo di una comunione globalizzata

Carissime/i tutte e tutti amici dell’AMU, sono certo che moltissimi di voi staranno vivendo un’esperienza inattesa, con preoccupazioni per la salute dei propri parenti (soprattutto quelli anziani, ma non solo loro), per il lavoro che inevitabilmente subirà cambiamenti e limitazioni, per la situazione dei propri figli o nipoti, e per tutte le altre conseguenze derivanti […]

Carissime/i tutte e tutti amici dell’AMU, sono certo che moltissimi di voi staranno vivendo un’esperienza inattesa, con preoccupazioni per la salute dei propri parenti (soprattutto quelli anziani, ma non solo loro), per il lavoro che inevitabilmente subirà cambiamenti e limitazioni, per la situazione dei propri figli o nipoti, e per tutte le altre conseguenze derivanti dal contrasto all’epidemia che sta minacciando la nostra comunità nazionale ed internazionale. In questi frangenti tutti noi dell’AMU ci sentiamo vicini e solidali, in particolare con coloro che vivono nelle aree dove per prima si è manifestata l’epidemia e che già hanno pagato un prezzo molto alto; ci pare doveroso un ringraziamento per il senso civico, che è poi la cura del Bene Comune che a noi tutti sta tanto a cuore, che avete dimostrato e che ci è di esempio ora che anche al resto dell’Italia è richiesto un sacrificio.

Quanto stiamo vivendo ci offre due opzioni: chiuderci nella ricerca spasmodica di protezione dei nostri interessi personali e familiari, oppure aprirci all’incontro con gli altri, riscoprire legami di comunità e generosità che nella frenesia dei tempi “normali” avevamo perso. Siamo certi che è la seconda opzione quella scelta da tutti, probabilmente con tante sorprese gratificanti di rapporti ravvivati o nuovi, la riscoperta dei valori semplici ma fondamentali della vita, ecc. Di tutto ciò ormai le nostre reti sociali traboccano e ci sostengono, e oggi tutto questo è possibile anche mantenendo le corrette distanze e i dovuti accorgimenti richiesti dal periodo straordinario.

Molti di voi avranno avuto modo di seguire l’ultima missione dei nostri Tamara e Francesco in Siria, con le impressioni forti che l’impatto con una guerra civile di tale magnitudine genera in chi arriva dall’esterno e, pur avendo seguito per anni gli aiuti e le persone coinvolte, quando si trova faccia a faccia con questa realtà ne rimane profondamente segnato. Sono fiducioso ed ottimista che il confronto con la situazione che stiamo vivendo in Italia, pur nella sua gravità e drammaticità, ci aiuterà a sconfiggere un altro “virus” molto più letale sebbene invertito da molti, quello dell’indifferenza o peggio del cinismo. Siamo grati a tutti voi per il vostro impegno personale e comunitario affinché la lezione di questa “globalizzazione della malattia” si trasformi in una comunione veramente globalizzata: ne abbiamo davvero bisogno, ancor più ascoltando i sinistri scricchiolii che arrivano dal mondo della finanza e dell’economia e che prospettano scenari cupi per il futuro.

Grazie ancora e contate sull’impegno di tutte e tutti noi dell’AMU

Stefano Comazzi – Presidente AMU

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