La schiena china sulla terra, le mani che lavorano con caparbietà. Questa è Dorothée, una donna forte e combattiva che vive nella provincia di Bururi (Burundi), dove l’AMU – assieme al partner locale CASOBU – accompagna le famiglie burundesi in percorsi di miglioramento delle loro condizioni di vita. E Dorothée è una dei protagonisti del progetto Si può fare!: senz’altro una delle più tenaci.
Cinque anni fa la donna è rimasta senza il marito ed è toccato a lei trovare una soluzione per far fronte alle grandi difficoltà in cui riversava la famiglia. Il lavoro nei campi non era mai sufficiente: il raccolto era ben lontano da poter soddisfare i bisogni quotidiani: “Dovevo prendermi cura dei miei quattro figli, pagare la loro scuola, ma anche migliorare l’economia familiare”. Come fare? Da dove cominciare per immaginare, progettare, realizzare un futuro diverso da quello che pesava sulle loro teste?
La soluzione, inaspettata, è arrivata da un suggerimento del cognato, che le aveva raccontato come le sue condizioni di vita fossero migliorate grazie al microcredito comunitario: con dei piccoli prestiti si possono realizzare piccole attività che possono generare un reddito. Insomma, cambiare è possibile. Dorothée ha abbracciato questa nuova prospettiva, non ha esitato ed è entrata a far parte di uno dei gruppi di risparmio e credito: il gruppo “Tuzokira” di Cangwe, sulla collina di Rukanda.
Il nome del gruppo si può tradurre così: “Noi ci evolveremo”. È facile comprendere come esso racchiuda la voglia di raggiungere l’obiettivo dello sviluppo.
Con il sostegno del progetto Si può fare! Dorothée ha imparato a creare e gestire attività generatrici di reddito grazie ai prestiti ricevuti. Ha diversificato, nel tempo, i lavori da svolgere, mostrando d’avere un piglio imprenditoriale: ha affittato palme da olio in modo da produrre e rivendere l’olio ricavato; ha acquistato manioca per lavorarla e venderne la pasta; ha venduto semi di palma.
È stato un lavoro impegnativo e allo stesso tempo gratificante: “Ero determinata e non volevo farmi scoraggiare da nessun ostacolo”. Il risultato? Possiamo dire che ce l’ha fatta. I bisogni familiari non sono più una preoccupazione, lei continua a occuparsi delle sue attività e a far parte del gruppo di microcredito. Tutto questo la fa sentire appagata e apprezzata. Ma non ha ancora intenzione di fermarsi. Questa sua soddisfazione è solo un primo tassello, che però le dà anche un’enorme spinta verso la realizzazione del suo grande sogno.
“La maggior parte delle mie attività si svolge a Cangwe. Ma io vivo molto lontano, in una zona remota e impervia. Trasferendomi a Cangwe, mi troverei più a mio agio”. È qui che vorrebbe costruire una casa tutta sua. Per raggiungere questo obiettivo, la donna ha messo in atto un piano: “Ho chiesto un prestito per integrare il denaro che avevo guadagnato con le varie attività generatrici di reddito. Alla fine ho ottenuto 2.000.000 FBU (il franco del Burundi, ndr), che ho utilizzato per acquistare un terreno. Dopo aver rimborsato il prestito, ne ho chiesto un altro per produrre 20.000 mattoni. Quest’anno ho intenzione di iniziare a costruire”.
Secondo le sue stime, in tre anni avrà raggiunto il suo obiettivo.