Due guerre, due rinascite. E la scoperta della reciprocità

Maksym è scappato per due volte dalla guerra, nel 2014 e nel 2022. Ogni volta ha dovuto reinventarsi la vita. A Kiev si è rivolto al centro della Caritas-Spes, dove ha trovato assistenza e accoglienza. Per ricambiare fa tutto quel che può

La prima volta che Maksym è fuggito da una guerra è stato nel 2014. Allora viveva a Donetsk e aveva 56 anni. La regione del Donbass era contesa tra le forze governative ucraine e le truppe separatiste sostenute dalla Russia. Per fuggire da quel primo conflitto, assieme alla moglie e alla figlia di sedici anni, si è chiuso alle spalle la porta di una casa che non avrebbe più rivisto, nel cuore della sua città natale. Lui, direttore di una grande azienda automobilistica, aveva lasciato amici, abitazione, lavoro e si era trasferito a Mariupol.

All’inizio nutriva la speranza di tornare nel Donbass. Mariupol non era lontana, e forse tutto sarebbe finito. Ma il conflitto allontanava sempre di più la prospettiva di un ritorno nel Donbass. Così ha cercato lavoro. Lui e la sua famiglia si sono ambientati nella nuova città e nella nuova vita. Tutto sembrava andare per il verso giusto. Fino al febbraio 2022.

Di nuovo la guerra. E di nuovo la fuga.

Il 2 marzo le forze russe assediano Mariupol. Maksym non ha atteso. Ha fatto le valigie e con la sua famiglia si è trasferito a Kiev. I primi tempi è stato ospite in casa di amici. Poi, quando ha iniziato a lavorare in una stazione di servizio, ha potuto affittare un appartamento. I soldi però bastavano appena, rimaneva ben poco per comprare da mangiare.

È stata la moglie Olena a rivolgersi per prima al centro della Caritas-Spes (sostenuto dal progetto Emergenza Ucraina). Avevano bisogno di aiuto, ma soprattutto di una comunità di persone capace di accoglierli.

Maksym è un uomo incapace di star fermo e si è subito offerto come volontario per sostenere gli altri come poteva. Partecipa alla manutenzione dei mezzi di trasporto del Centro, scarica gli aiuti umanitari, non si tira mai indietro di fronte a nessun lavoro. É il suo modo di ricambiare il sostegno che riceve dal centro della Caritas-Spes. Il cuore sincero e l’animo gentile di quest’uomo non rimangono indifferenti al dolore e alla sofferenza degli altri.

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