Il progetto Acqua, fonte di vita e sviluppo nella provincia di Cibitoke (Burundi) non è più e solo un’opera per riabilitare le infrastrutture idriche: è diventato anche una vera e propria rivoluzione sociale che sta ridefinendo il ruolo delle donne all’interno delle loro comunità.
In un contesto dove l’accesso all’acqua potabile è una sfida quotidiana, alcune donne hanno scelto di diventare parte attiva della soluzione, acquisendo competenze professionali e contribuendo in modo cruciale alla costruzione del nuovo acquedotto.
Il ruolo delle donne nella costruzione dell’acquedotto
Euphrasie, Evelyne e Jeanne sono solo alcune delle donne che oggi svolgono un lavoro in Burundi come aiuto-muratrici nei diversi cantieri attivi per la riabilitazione degli impianti idrici.
Il loro contributo è essenziale: trasportano materiali pesanti come cemento, sabbia e ghiaia, e si occupano della setacciatura della sabbia e della miscelazione degli impasti. Per queste donne partecipare ai lavori si sta rivelando importantissimo, e con molteplici risvolti.
Esse acquisiscono nuove competenze nel settore edile; contribuiscono in modo significativo alle entrate familiari; e stanno tessendo una rete di partecipazione collettiva diretta per garantire l’accesso all’acqua potabile a tutti. Il successo del progetto è anche merito loro.
Abbiamo raccolto alcune delle loro voci. Eccole.
Voci dal cantiere: il valore del lavoro delle donne
Per Euphrasie, uno degli aspetti fondamentali è l’opportunità finanziaria: “Abbiamo iniziato i lavori a Gifunzo, poi abbiamo proseguito sul luogo di captazione della sorgente d’acqua. Trasportiamo il cemento, la sabbia, la ghiaia. È un’opportunità finanziaria per noi preziosa.”
Evelyne spiega che la sua motivazione a partecipare è nata dall’ammirazione per l’impegno degli operai, che non si sono risparmiati nonostante le difficoltà: “Abbiamo accolto favorevolmente il progetto. Ciò che ci ha più motivato a partecipare è stato l’impegno degli operai in cantiere… ci siamo sentite chiamate in causa a unirci agli altri e a partecipare collettivamente per poter avere accesso all’acqua potabile.”
Jeanne sottolinea l’importanza della formazione e dell’inclusione che l’iniziativa ha permesso: “Abbiamo acquisito nuove conoscenze pratiche nel campo dell’edilizia, la maggior parte di noi. Siamo molto riconoscenti per questa iniziativa di integrare le donne in modo che facciano parte della manodopera durante questi lavori: è un’opportunità che non avremmo mai potuto immaginare.”
Un futuro costruito insieme
Queste testimonianze confermano che il progetto sta generando lavoro per le donne del Burundi, fornendo strumenti per l’emancipazione femminile, la formazione professionale e lo sviluppo sostenibile della comunità. Già solo questi sono ottimi risultati.
(Il progetto è realizzato dall’AMU in stretta collaborazione con il partner locale CASOBU, con il sostegno fondamentale della CEI – Conferenza Episcopale Italiana)