Beirut: “Ci auguriamo il bene, nonostante la paura”

“Ci auguriamo il bene. Dio dice di sperare nel bene perché questo arrivi”. Bilal è siriano, ma da vent’anni vive in Libano, è sposato con Aline e hanno tre figli. L’esplosione al porto di Beirut dell’estate scorsa ha completamente sconvolto la loro vita. Bilal e la sua famiglia vivevano proprio di fronte al porto e al […]

“Ci auguriamo il bene. Dio dice di sperare nel bene perché questo arrivi”. Bilal è siriano, ma da vent’anni vive in Libano, è sposato con Aline e hanno tre figli. L’esplosione al porto di Beirut dell’estate scorsa ha completamente sconvolto la loro vita.

Bilal e la sua famiglia vivevano proprio di fronte al porto e al piano terra dello stesso palazzo avevano un negozio di alimentari e casalinghi. Il 4 agosto 2020 la loro vita è radicalmente cambiata.

L’appartamento e il negozio sono stati praticamente distrutti e poi saccheggiati nei giorni successivi all’esplosione. Senza un riparo e un lavoro, con sua moglie gravemente ferita ricoverata in ospedale e sottoposta a diverse terapie, interventi chirurgici e riabilitazioni, Bilal ha potuto contare sull’ospitalità di alcuni amici e parenti, dividendo però la sua famiglia e dovendo sostenere i costi dei trasporti giornalieri verso Beirut.

Oggi, grazie all’azione del Movimento dei Focolari, AMU e AFN, il negozio è stato riparato e, anche se in uno scenario di profonda crisi economica, ha ripreso la sua attività. La casa è invece ancora distrutta, Bilal e la sua famiglia oggi vivono in affitto e non sanno se potranno mai recuperarla.

Quello che rimane è una profonda paura: i bambini sono ancora traumatizzati e hanno bisogno di un aiuto psicologico, gli adulti temono il futuro: di essere abbandonati dalle autorità e di non riuscire a ricostruire in pieno le loro vite. “Adesso non abbiamo il terrore che abbiamo vissuto il giorno dell’esplosione e subito dopo. Però continuiamo ad avere paura perché hanno rovinato il nostro futuro. Io temo di perdere i miei diritti, di non poter completare le cure di Aline. Ho paura che i miei figli non superino il trauma e che abbiano delle ricadute negative anche a scuola.”

Le parole di Bilal sono quelle di tutti i libanesi di Beirut, provati prima dalla crisi economica e poi dalla tragedia dell’esplosione. Ma sono anche le parole di chi nutre ancora una speranza grazie alla solidarietà che ha visto muoversi da tutto il mondo nei loro confronti: “Speriamo che il governo faccia il proprio lavoro. Per ora noi siamo riusciti a rialzarci grazie agli aiuti che abbiamo ricevuto: abbiamo perso la casa, la macchina, il negozio, tutto. Ora possiamo lavorare, ma c’è ancora molto da fare.”

Il progetto di Emergenza del Movimento dei Focolari, AMU e AFN ha portato a termine i primi interventi e ora sta progettando i prossimi grazie agli aiuti ricevuti da tutti i sostenitori.

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