Profughi afghani, l’arrivo di una nuova vita

Il 20 novembre scorso le porte della cooperativa Una città non basta, a Marino, si sono aperte all’accoglienza di un secondo nucleo famigliare di profughi afghani.

Sono una coppia di giovani genitori e i loro due bambini, il fratello dell’uomo e sua moglie, in attesa del primo figlio, i nuovi ospiti di Una città non basta per il progetto di accoglienza dei profughi afghani. Anche stavolta gli operatori della cooperativa si sono messi subito all’opera per soddisfare le prime necessità di questo nuovo gruppo.

Comunicare con loro è più semplice, conoscono l’inglese, e questo facilita di gran lunga le prime relazioni. “Sono persone molto aperte con le quali si riesce a parlare bene. Hanno studiato. E poi sono pochi, quindi è meno complicato. Sono molto tranquilli e autonomi” ci racconta Sara che li segue con Issam per la cooperativa.
Dopo i primi passi indispensabili sul piano sanitario e su quello legale si è cominciato a curare la socializzazione con il gruppo già accolto dalla cooperativa. Issam ha avuto l’idea del pranzo di Natale e qualcosa ha cominciato a sciogliersi. Dopo aver fatto la spesa, la donna più anziana ha cucinato piatti afghani, e il 25 dicembre “è stata una bella giornata, tutti insieme”. Hanno mangiato, ascoltato musica, cantato.

Poi, con il nuovo anno, è arrivato anche un nuovo piccolissimo ospite: a gennaio la ragazza incinta ha dato alla luce un maschietto, a Roma, al Policlinico Casilino: “È una giovane donna che ha partorito in terra straniera, con tutte le preoccupazioni che questo comporta. Noi la possiamo aiutare – e l’aiuteremo – ma siamo comunque degli estranei”.

D’ora in avanti, nei corridoi di Una città non basta, si sentirà anche il pianto di un neonato.

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