Rifugio della Speranza (Messico), dall’emergenza all’accoglienza

[vc_row][vc_column][vc_column_text]  Come per tutti i progetti nell’arco del 2020, anche per “LiberarSé – Rifugio della Speranza”, in Messico, abbiamo dovuto gestire ritardi a causa delle misure di contrasto all’espandersi del virus COVID19. Non potendo iniziare il lavoro con gli ospiti fino a fine settembre, lo sforzo del team si è concentrato sul chiudere le attività […]

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Come per tutti i progetti nell’arco del 2020, anche per “LiberarSé – Rifugio della Speranza”, in Messico, abbiamo dovuto gestire ritardi a causa delle misure di contrasto all’espandersi del virus COVID19. Non potendo iniziare il lavoro con gli ospiti fino a fine settembre, lo sforzo del team si è concentrato sul chiudere le attività di preparazione e di mantenimento per quelle avviate.

È stato necessario continuare ad assicurare cure e alimenti per l’allevamento di conigli e cominciare la vendita dei capi, ampliando il raggio in nuovi mercati, anche nelle comunità vicine. Si è continuato a sensibilizzare le comunità sulle dipendenze, proponendo il progetto e coinvolgendole nei lavori di messa a punto della casa di accoglienza. Il laboratorio di falegnameria oramai a regime, ha invece dedicato la produzione agli ultimi mobili necessari alla rifinitura della struttura ed è stata rafforzata la capacità dell’equipe locale alla gestione delle attività agricole.

Tra giugno e agosto, per fronteggiare l’emergenza Covid le attività del progetto sono state volte a sostenere le case di accoglienza per la disintossicazione di giovani e adulti dipendenti da sostanze del comune di Nezahualcóyotl con cui il Movimento Giovanile Urbano A.C. e Promoción Integral de la Persona A.C, promotrici del rifugio, lavorano da oltre 5 anni.
Queste case, infatti operano grazie alle donazioni delle famiglie degli ospiti o raccogliendo fondi da sostenitori locali e il lockdown, con la diminuzione delle attività e la crisi economica di questi mesi, ha ridotto le donazioni.

Il progetto di emergenza ha assicurato alimenti, dispositivi di protezione individuale e beni di prima necessità a 4 case e 270 ospiti riuscendo ad avviare un circolo di reciprocità tra le stesse case dove chi aveva un’eccedenza, rispetto a quanto ricevuto, ha deciso di rimetterla in circolo, a disposizione delle altre.

Sistemata l’area circostante la struttura, a fine settembre è stato possibile finalmente accogliere nel Rifugio i primi 7 ragazzi: Efraín, Christian, Leonel, Ángel, Alejandro, Sergio ed Enrique che, dopo aver concluso il periodo di disintossicazione, possono iniziare il loro percorso di inclusione sociale e lavorativa.

In uno scenario ancora instabile, stiamo continuando a lavorare perché il progetto possa assicurare il giusto supporto ai percorsi di reinserimento degli ospiti, spinti anche da parole come quelle di Alejandro: “Voglio far parte di questa prima generazione di San Benito e sperimentare le possibilità offerte dal modello LiberarSé. Sono certo che la logoterapia, la vita di preghiera, lavoro e comunità in un ambiente così calmo e pacifico, alle porte della città, mi aiuteranno enormemente a proseguire il mio passo verso la liberazione che desidero ardentemente per la mia vita e per le persone che mi sono vicine”.

Qui la scheda sintetica dello sviluppo del progetto fino a dicembre 2020[/vc_column_text][vc_btn title=”Sostieni il progetto – Dona Ora!” color=”warning” align=”center” link=”url:https%3A%2F%2Fwww.amu-it.eu%2Fdona-online-3%2F||target:%20_blank|”][/vc_column][/vc_row]

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