Le donne e l’acqua: una quotidianità diversa in Burundi

Com'è cambiata la vita quotidiana ora che è possibile utilizzare l'acqua potabile? Tre donne che abitano sulla collina Nyarunazi, in Burundi, rispondono a questa domanda. L'impatto del progetto Acqua fonte di vita e sviluppo a Ruyigi su abitudini, gesti, sentimenti e aspettative della comunità è determinante.

Leonie, dalla paura alla tranquillità

“Ero sempre preoccupata. A scuola c’era l’obbligo per gli studenti di portare l’acqua da usare durante il giorno. Dovevo quindi svegliare i miei figli molto presto, verso le 5.30 del mattino, per mandarli a prendere l’acqua al fiume, sia per la scuola che per casa. Avevo paura che potesse succedere loro qualcosa lungo la strada, soprattutto se c’erano state piogge abbondanti, perché il terreno diventava molto scivoloso e insicuro. Temevo che i bambini si facessero male o che annegassero. A scuola, poi, erano sempre stanchi dopo queste lunghe camminate. Da quando abbiamo l’acqua potabile nel villaggio sono più serena. I miei figli non devono più svegliarsi presto al mattino e seguono le lezioni con più attenzione”.

Jeanine, una migliore organizzazione

“Sono grata. La presenza dell’acqua potabile mi ha permesso di organizzare meglio i lavori quotidiani. Senza acqua, per fare il bucato dovevo portare gli abiti alla sorgente, lavarli e poi tornare a casa. Ci voleva molto tempo. Per tutte le attività domestiche ci voleva molto più tempo. Adesso, invece, anche cucinare e lavare i piatti è diventato più facile, mi basta fare un salto alla fontana, che è proprio vicina a casa mia. Posso dedicare più ore alle attività campestri e non essere in affanno durante la stagione dei raccolti. Non vi ringrazieremo mai abbastanza. Nessuno avrebbe mai immaginato che un giorno avremmo avuto accesso all’acqua potabile”.

Aline, la ritrovata fiducia in se stessi

“L’accesso all’acqua potabile è una soluzione per molti problemi, soprattutto per noi donne. C’è più cura per l’igiene personale e questo mi fa sentire valorizzata. Soffro di mal di schiena da alcuni anni, che mi impediva di trasportare grandi quantità di acqua sulle spalle. Quella che riuscivo a portare dal fiume fino a casa la utilizzavo quasi interamente per cucinare. Non ne rimaneva molta per l’igiene. Ed era una sofferenza che mi faceva allontanare dagli altri. Sono felice di avere adesso l’acqua potabile vicino a casa: significa che posso curare di più il mio corpo e indossare vestiti sempre puliti. Posso andare incontro alle altre donne senza vergognarmi”.

Aline, Jeanine e Leonie sono tra le tante donne di Nyarunazi la cui vita è cambiata. L’accesso all’acqua potabile per tutte loro e per la comunità di appartenenza continua a essere una porta verso altre forme di sviluppo.

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