Si è concluso da qualche giorno il secondo Seminario delle Organizzazioni sociali latino-americane legate al Movimento dei Focolari. Vi hanno partecipato persone in rappresentanza di 40 associazioni di 8 Paesi, con l’obiettivo di “iniziare a camminare insieme per la costruzione di un Mondo Unito”.
Venerdì 11 aprile si è lavorato sul contenuto di una Carta dei Valori che potesse esprimere i riferimenti ideali e l’impegno di tutti. Sabato 12 aprile, incontro con Maria Voce e Giancarlo Faletti, presidente e co-presidente del Movimento dei Focolari: un dialogo vero, profondo, per nulla formale o convenzionale.
«Siamo l’America Latina, un solo popolo, una sola nazione, aveva esordito Sandra F. del Messico all’inizio dell’incontro. Formiamo una rete che si sostiene con l’amore reciproco, dove non esistono barriere di lingue o di confine. Siamo un continente pieno di cose meravigliose ma che ha bisogno di maggior coraggio nel riconoscere gli infiniti volti dell’abbandono presenti nelle nostre terre.»
Si è concluso da qualche giorno il secondo Seminario delle Organizzazioni sociali latino-americane legate al Movimento dei Focolari. Vi hanno partecipato persone in rappresentanza di 40 associazioni di 8 Paesi, con l’obiettivo di “iniziare a camminare insieme per la costruzione di un Mondo Unito”.
Venerdì 11 aprile si è lavorato sul contenuto di una Carta dei Valori che potesse esprimere i riferimenti ideali e l’impegno di tutti. Sabato 12 aprile, incontro con Maria Voce e Giancarlo Faletti, presidente e co-presidente del Movimento dei Focolari: un dialogo vero, profondo, per nulla formale o convenzionale.
«Siamo l’America Latina, un solo popolo, una sola nazione, aveva esordito Sandra F. del Messico all’inizio dell’incontro. Formiamo una rete che si sostiene con l’amore reciproco, dove non esistono barriere di lingue o di confine. Siamo un continente pieno di cose meravigliose ma che ha bisogno di maggior coraggio nel riconoscere gli infiniti volti dell’abbandono presenti nelle nostre terre.»
L’incontro, che ha messo in luce la molteplicità delle azioni sociali, ha anche evidenziato i numerosi problemi che ci sono nel “camminare insieme”.
«Queste espressioni diverse, ispirate dallo stesso desiderio di rispondere ai bisogni dell’umanità, di abbracciare Gesù abbandonato nei bisogni dell’umanità, ha affermato Maria Voce, possono far nascere cose che noi adesso non pensiamo… Le differenze ci sono, ci devono essere perché dimostrano la ricchezza di Dio, non vogliamo appiattire niente, ma vogliamo superare la disuguaglianza nell’unità.»
I contenuti e i risultati del seminario meritano di essere conosciuti e approfonditi: ne parleremo ancora. Qui cominciamo con la testimonianza di Genilce Conçalves, brasiliana. A cambiarle la vita l’incontro con la Scuola Santa Maria di Igarassu, una delle prime opere sociali del Brasile, che anche l’AMU ha sostenuto.
«Sono educatrice, biologa, sposata e madre di due figli. Sono nata nella città di Igarassu (Nordest del Brasile), in una comunità molto povera vicina alla Mariapoli Santa Maria.
Quando ero bambina sentivo parlare molto della Scuola Santa Maria, era meraviglioso. E quando ho avuto 10 anni sono stata accolta lì con molto affetto, cosa a cui non ero abituata. Fino ad allora avevo frequentato alcune lezioni, ma mai una scuola regolare. In quell’epoca la scuola era un pollaio adattato, molte volte non c’era neanche un gesso, neanche una lavagna, ma c’era molto amore, condivisione, solidarietà. Con il tempo sono diventata io stessa educatrice nella scuola.
Sono andata poi all’università ed ho insegnato in una scuola statale, cercando di svolgere programmi che stimolassero i miei alunni a coinvolgersi nella comunità, a trasformare la loro realtà. Così è nato il “Giornale degli studenti della pace” e il nucleo ecologico Santa Maria, che lavorava sui problemi del Rio Santo Domingo che attraversa la città. Questi progetti hanno vinto dei premi, sono stati presentati alla Camera dei Deputati e ne hanno parlato i giornali e la televisione. Oggi questi alunni sono presenti in Consigli, ONG e divulgano questi lavori.
Per migliorare la città, insieme ai miei alunni ho partecipato a diverse iniziative politiche e siamo entrati nel Forum permanente di sviluppo sostenibile di Igarassu. Ho contribuito alla preparazione della Conferenza delle Nazioni Unite su “Sviluppo sostenibile” e della Conferenza Nazionale dell’ambiente.
A partire da questa esperienza sono stata invitata ad esercitare la funzione di moderatrice delle Politiche Pubbliche per lo Sviluppo sostenibile nello Stato del Pernambuco. E’ una sfida. E cerco di affrontarla con fermezza, con decisione, ma anche con quella delicatezza che l’amore suggerisce.
Questo mio stile di vita ha le sue origini nell’esperienza che ho iniziato a 10 anni, quando sono entrata nella scuola Santa Maria. Vorrei ringraziare chi ha permesso a me e a tanti altri di lavorare per una società più giusta e più fraterna.»
L’incontro, che ha messo in luce la molteplicità delle azioni sociali, ha anche evidenziato i numerosi problemi che ci sono nel “camminare insieme”.
«Queste espressioni diverse, ispirate dallo stesso desiderio di rispondere ai bisogni dell’umanità, di abbracciare Gesù abbandonato nei bisogni dell’umanità, ha affermato Maria Voce, possono far nascere cose che noi adesso non pensiamo… Le differenze ci sono, ci devono essere perché dimostrano la ricchezza di Dio, non vogliamo appiattire niente, ma vogliamo superare la disuguaglianza nell’unità.»
I contenuti e i risultati del seminario meritano di essere conosciuti e approfonditi: ne parleremo ancora. Qui cominciamo con la testimonianza di Genilce Conçalves, brasiliana. A cambiarle la vita l’incontro con la Scuola Santa Maria di Igarassu, una delle prime opere sociali del Brasile, che anche l’AMU ha sostenuto.
«Sono educatrice, biologa, sposata e madre di due figli. Sono nata nella città di Igarassu (Nordest del Brasile), in una comunità molto povera vicina alla Mariapoli Santa Maria.
Quando ero bambina sentivo parlare molto della Scuola Santa Maria, era meraviglioso. E quando ho avuto 10 anni sono stata accolta lì con molto affetto, cosa a cui non ero abituata. Fino ad allora avevo frequentato alcune lezioni, ma mai una scuola regolare. In quell’epoca la scuola era un pollaio adattato, molte volte non c’era neanche un gesso, neanche una lavagna, ma c’era molto amore, condivisione, solidarietà. Con il tempo sono diventata io stessa educatrice nella scuola.
Sono andata poi all’università ed ho insegnato in una scuola statale, cercando di svolgere programmi che stimolassero i miei alunni a coinvolgersi nella comunità, a trasformare la loro realtà. Così è nato il “Giornale degli studenti della pace” e il nucleo ecologico Santa Maria, che lavorava sui problemi del Rio Santo Domingo che attraversa la città. Questi progetti hanno vinto dei premi, sono stati presentati alla Camera dei Deputati e ne hanno parlato i giornali e la televisione. Oggi questi alunni sono presenti in Consigli, ONG e divulgano questi lavori.
Per migliorare la città, insieme ai miei alunni ho partecipato a diverse iniziative politiche e siamo entrati nel Forum permanente di sviluppo sostenibile di Igarassu. Ho contribuito alla preparazione della Conferenza delle Nazioni Unite su “Sviluppo sostenibile” e della Conferenza Nazionale dell’ambiente.
A partire da questa esperienza sono stata invitata ad esercitare la funzione di moderatrice delle Politiche Pubbliche per lo Sviluppo sostenibile nello Stato del Pernambuco. E’ una sfida. E cerco di affrontarla con fermezza, con decisione, ma anche con quella delicatezza che l’amore suggerisce.
Questo mio stile di vita ha le sue origini nell’esperienza che ho iniziato a 10 anni, quando sono entrata nella scuola Santa Maria. Vorrei ringraziare chi ha permesso a me e a tanti altri di lavorare per una società più giusta e più fraterna.»