[:it]Pubblichiamo la riflessione di Luigi Chatel, uno dei partecipanti al “Percorso di formazione alla Pace” di Living Peace tenutosi a fine ottobre.
Cinque giorni di lavoro nell’atmosfera rilassata di Castelgandolfo, in uno di quei centri congressi che da soli aiutano a entrare nello spirito del lavoro che ci si dispone a compiere.
Cinque giorni per dare spazio alla pace, almeno in noi. D’altronde “la pace comincia da noi” è anche una delle parole forti risuonate come un mantra in queste ore.
Un manipolo di un centinaio di volenterosi per venticinque rappresentanze nazionali ed una decina di lingue, varie fedi religiose e 52 differenti associazioni (alcune presenti solo virtualmente).
Anche estrazione ed età dei partecipanti sono ben distribuite, un gran numero tuttavia fa capo al mondo dell’educazione.
Un percorso di educazione alla Pace che parte dalle esperienze vissute, e con discreti risultati, nei vari angoli del pianeta.
Dalle idee scaturite da Chiara Lubich per i bambini ed i ragazzi del Movimento dei Focolari e da questi proposte e vissute con tutti i loro amici: la potenza di un dado da gioco in cartone che pian piano conquista tutto il mondo.
La rampa di lancio del progetto Living Peace così come lo conosciamo a Il Cairo. Alcuni anni or sono in una scuola Carlos Palma trasforma il “dado della pace” in una metodologia didattica universale.
Dal 25 al 29 ottobre se ne sono ripercorse le tappe ed approfonditi i cardini sociologici, psicologici, pedagogici, prassici. Attraverso una didattica laboratoriale, interventi di esperti, relazioni dei rappresentanti delle associazioni che compartecipano a questa rete di pace, momenti di scambio, ognuno dei partecipanti ha avuto modo di lasciarsi coinvolgere ed interpellare nel profondo: quale può essere il mio contributo?
Sono tornato a casa, al mio lavoro e sento la collega con cui sono andato al corso che ha già coinvolto altre due classi, oltre alla sua, nel lancio del dado. La chat che è nata tra i partecipanti è di una effervescenza notevole e supera di gran lunga il numero dei partecipanti. C’è vita nell’aria!
L’adesione al progetto può seguire le linee suggerite (il dado, la metodologia progettuale del 6×1, gli appuntamenti con la run4unity, …) o cercare nuove vie.
Durante il corso si partiva dal disegnare un elefante (animale assurto a simbolo di pace per http://www.elephantsforpeace.com/), dai mandala e dalle colombe di carta o in origami, alla danza (arte come veicolo di pace), dalle t-shirt di “Non dalla guerra” (http://www.nondallaguerra.it/), per arrivare a workshop su prosocialità, prevenzione alla violenza, su come crescere nella coesione e fraternità nei gruppi o diventare esperti costruttori di pace.
Un susseguirsi intenso di appuntamenti che si è dipanato tra i vari rapporti che intanto nascevano tra i partecipanti fino a farli diventare veramente membri di un gruppo ove non c’erano più neofiti ed esperti ma solamente operatori di pace. A quattro dei partecipanti che da anni spendono la loro vita in questa direzione è stato riconosciuto e consegnato, durante il corso, il titolo di “Ambasciatore di Pace”.
Sulla bontà e sulla applicabilità della regola d’oro “fai agli altri quello che vorresti fosse fatto a te” che sta dietro a Living Peace, non rimangono dubbi di sorta nei partecipanti.
Le relazioni scientifiche sull'”amore come categoria” anche legislativa e sul “perdono” rafforzano le basi teoretiche di una prassi sempre più solida e diffusa.
Come i ragazzi di Living Peace vivono nel mondo con coraggio, slancio ed entusiasmo, siamo tornati nelle nostre case per farlo assieme a loro; piccolo seme da far germogliare e moltiplicare.
Se si vive la Pace … progredisce la vita!
Luigi Chatel