In Egitto il lavoro minorile è una vera emergenza sociale: lavorano più di 2 milioni di bambini tra i 7 e i 15 anni, su una popolazione di circa 80 milioni di abitanti. La fondazione “Koz Kazah”, che opera al Cairo con l’obiettivo di promuovere il dialogo a tutti i livelli, nel 2007 ha dato inizio al progetto "Ragazzi a rischio”, destinato ai ragazzi che vivono e lavorano in strada.
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PROGETTO 2010
In Egitto il lavoro minorile è una vera emergenza sociale: lavorano più di 2 milioni di bambini tra i 7 e i 15 anni, su una popolazione di circa 80 milioni di abitanti. Molti di loro sono costretti a lasciare la scuola per sostenere la famiglia; altri – quando la scuola è di basso livello – l’abbandonano perché privi d’interesse, preferendo lavorare. Al Cairo, i bambini che lavorano si trovano frequentemente a vivere in strada, esposti a varie forme di violenza e con il pericolo di contrarre gravi malattie.
La fondazione “Koz Kazah” (che in arabo significa “Arcobaleno”) opera al Cairo con l’obiettivo di promuovere il dialogo a tutti i livelli, realizzando progetti per la promozione umana, il diritto all’infanzia, lo sviluppo socio-economico della popolazione. Nel 2007 ha dato inizio al progetto: “Ragazzi a rischio”, destinato ai ragazzi che vivono e lavorano in strada. Scrivono i responsabili di Koz Kazah (Hanaa Kaiser e Joseph Assouad):
“Siamo partiti con 50 bambini che lavoravano in ambienti a rischio, nel quartiere di Shubra, al Cairo, con lo scopo di sganciarli dal lavoro e farli tornare a scuola. Cercando di comprendere le loro situazioni personali e di costruire un rapporto con loro giorno per giorno, ci siamo accorti che ciò era quasi impossibile. Il lavoro infatti è sorgente di sostegno per le loro famiglie. Spesso appartengono a famiglie disunite che non assicurano le condizioni per tornare a scuola. Abbiamo perciò modificato il nostro metodo di intervento, cercando di incontrarli nel giorno in cui sono liberi dal lavoro, per coinvolgerli in programmi alternativi come sport, alfabetizzazione, lavori artistici, discussioni e lezioni su vari argomenti (etica, igiene, valori…). Per le varie attività utilizziamo un locale che i Salesiani ci hanno messo a disposizione. Nel programma è compreso anche un pasto caldo.
È bastato andare fra di loro ed invitarli per una mattinata insieme per ottenere un grande consenso… è nato così il “Club” (così qui vengono chiamati i luoghi di ritrovo e svago).
Il rapporto con le famiglie è molto importante e lo curiamo con riunioni, feste e anche attraverso visite nelle loro case. Mettiamo in rilievo e valorizziamo le capacità dei loro ragazzi e cerchiamo insieme soluzioni adatte per il loro bene. Spesso è stata una sorpresa per alcuni genitori scoprire i talenti dei propri figli.
Abbiamo già notato nei ragazzi dei grandi cambiamentii. All’inizio infatti litigavano tra di loro per qualsiasi motivo, ora invece cercano di rispettarsi e di accettarsi come sono, seguendo la disciplina proposta. E’ nata l’amicizia, la fiducia reciproca. Alcune settimane fa, due ragazzi ci hanno chiamato in fondazione e ci hanno chiesto un aiuto per tornare a scuola…”
Dopo un primo finanziamento, il progetto è andato avanti con il supporto volontario degli educatori e con piccoli contributi privati, tuttavia non sufficienti a svolgere tutte le attività previste.
Nel 2010 si vogliono coinvolgere i ragazzi in attività di autofinanziamento del Club: un modo per autosostenersi, ma anche per responsabilizzarli, in modo che non si instaurino atteggiamenti di attesa non costruttiva. Il contributo richiesto all’AMU, pari a € 10.700,00, sarà utilizzato per acquisto di indumenti e alimenti, per materiale formativo e per la realizzazione di alcune attività educative e ricreative (campeggi, visite culturali, iniziative sportive).
PROGETTO 2011
Grazie al positivo bilancio del progetto nel 2010 (147 ragazzi passati dal Club, di età compresa fra gli 8 e i 18 anni, con una media di 25/30 presenze a settimana per 52 incontri) si è deciso di proseguirlo nel 2011, offrendo le stesse opportunità anche ad altre categorie di giovani: ragazzi che studiano e ragazze.
Da un’analisi del territorio, infatti, ci si è resi conto che il livello di insegnamento delle scuole pubbliche è tale che molti ragazzi del quartiere Shubra, pur frequentando la scuola, sembrano non avere alcun tipo di istruzione.
Alcuni di loro, per frequentare il Club, hanno finto di essere bambini lavoratori!
Si è cosi pensato di dare anche a loro la possibilità di accedere alle attività formative del Club, per sopperire almeno un po’ alle carenze scolastiche.
Si è inoltre deciso di aprire un secondo club per bambine e ragazze provenienti da famiglie molto povere. A differenza dei ragazzi che sono sempre per strada, le ragazze solitamente frequentano la scuola. Dopo la scuola, non avendo accesso a nessun tipo di lavoro, rimangono in casa ad occuparsi dei fratelli minori e delle faccende domestiche, con l’unica prospettiva del matrimonio. Spesso le ragazze che crescono in una famiglia povera e numerosa rappresentano un peso perché non possono lavorare.
Il 20 febbraio 2011 si è inaugurato il club Bent Msre: Figlia dell’Egitto, con le prime 30 ragazze. Alcune mamme hanno dato la loro disponibilità ad aiutare… Questo apre la strada anche ad una futura ed importante attività di lavoro con le donne del quartiere.
PROGETTO 2012/2013
Continua l’impegno a favore delle ragazze e dei ragazzi del quartiere Shubra del Cairo: minori tra 5 e 15 anni, per lo più lavoratori e con condizioni famigliari estremamente difficili.
Visti i frutti di questi anni, si è dato avvio anche ad alcuni corsi di formazione professionale: elettricista e falegname per i ragazzi, sartoria per le ragazze.
PROGETTO 2010
In Egitto il lavoro minorile è una vera emergenza sociale: lavorano più di 2 milioni di bambini tra i 7 e i 15 anni, su una popolazione di circa 80 milioni di abitanti. Molti di loro sono costretti a lasciare la scuola per sostenere la famiglia; altri – quando la scuola è di basso livello – l’abbandonano perché privi d’interesse, preferendo lavorare. Al Cairo, i bambini che lavorano si trovano frequentemente a vivere in strada, esposti a varie forme di violenza e con il pericolo di contrarre gravi malattie.
La fondazione “Koz Kazah” (che in arabo significa “Arcobaleno”) opera al Cairo con l’obiettivo di promuovere il dialogo a tutti i livelli, realizzando progetti per la promozione umana, il diritto all’infanzia, lo sviluppo socio-economico della popolazione. Nel 2007 ha dato inizio al progetto: “Ragazzi a rischio”, destinato ai ragazzi che vivono e lavorano in strada. Scrivono i responsabili di Koz Kazah (Hanaa Kaiser e Joseph Assouad):
“Siamo partiti con 50 bambini che lavoravano in ambienti a rischio, nel quartiere di Shubra, al Cairo, con lo scopo di sganciarli dal lavoro e farli tornare a scuola. Cercando di comprendere le loro situazioni personali e di costruire un rapporto con loro giorno per giorno, ci siamo accorti che ciò era quasi impossibile. Il lavoro infatti è sorgente di sostegno per le loro famiglie. Spesso appartengono a famiglie disunite che non assicurano le condizioni per tornare a scuola. Abbiamo perciò modificato il nostro metodo di intervento, cercando di incontrarli nel giorno in cui sono liberi dal lavoro, per coinvolgerli in programmi alternativi come sport, alfabetizzazione, lavori artistici, discussioni e lezioni su vari argomenti (etica, igiene, valori…). Per le varie attività utilizziamo un locale che i Salesiani ci hanno messo a disposizione. Nel programma è compreso anche un pasto caldo.
È bastato andare fra di loro ed invitarli per una mattinata insieme per ottenere un grande consenso… è nato così il “Club” (così qui vengono chiamati i luoghi di ritrovo e svago).
Il rapporto con le famiglie è molto importante e lo curiamo con riunioni, feste e anche attraverso visite nelle loro case. Mettiamo in rilievo e valorizziamo le capacità dei loro ragazzi e cerchiamo insieme soluzioni adatte per il loro bene. Spesso è stata una sorpresa per alcuni genitori scoprire i talenti dei propri figli.
Abbiamo già notato nei ragazzi dei grandi cambiamentii. All’inizio infatti litigavano tra di loro per qualsiasi motivo, ora invece cercano di rispettarsi e di accettarsi come sono, seguendo la disciplina proposta. E’ nata l’amicizia, la fiducia reciproca. Alcune settimane fa, due ragazzi ci hanno chiamato in fondazione e ci hanno chiesto un aiuto per tornare a scuola…”
Dopo un primo finanziamento, il progetto è andato avanti con il supporto volontario degli educatori e con piccoli contributi privati, tuttavia non sufficienti a svolgere tutte le attività previste.
Nel 2010 si vogliono coinvolgere i ragazzi in attività di autofinanziamento del Club: un modo per autosostenersi, ma anche per responsabilizzarli, in modo che non si instaurino atteggiamenti di attesa non costruttiva. Il contributo richiesto all’AMU, pari a € 10.700,00, sarà utilizzato per acquisto di indumenti e alimenti, per materiale formativo e per la realizzazione di alcune attività educative e ricreative (campeggi, visite culturali, iniziative sportive).
PROGETTO 2011
Grazie al positivo bilancio del progetto nel 2010 (147 ragazzi passati dal Club, di età compresa fra gli 8 e i 18 anni, con una media di 25/30 presenze a settimana per 52 incontri) si è deciso di proseguirlo nel 2011, offrendo le stesse opportunità anche ad altre categorie di giovani: ragazzi che studiano e ragazze.
Da un’analisi del territorio, infatti, ci si è resi conto che il livello di insegnamento delle scuole pubbliche è tale che molti ragazzi del quartiere Shubra, pur frequentando la scuola, sembrano non avere alcun tipo di istruzione.
Alcuni di loro, per frequentare il Club, hanno finto di essere bambini lavoratori!
Si è cosi pensato di dare anche a loro la possibilità di accedere alle attività formative del Club, per sopperire almeno un po’ alle carenze scolastiche.
Si è inoltre deciso di aprire un secondo club per bambine e ragazze provenienti da famiglie molto povere. A differenza dei ragazzi che sono sempre per strada, le ragazze solitamente frequentano la scuola. Dopo la scuola, non avendo accesso a nessun tipo di lavoro, rimangono in casa ad occuparsi dei fratelli minori e delle faccende domestiche, con l’unica prospettiva del matrimonio. Spesso le ragazze che crescono in una famiglia povera e numerosa rappresentano un peso perché non possono lavorare.
Il 20 febbraio 2011 si è inaugurato il club Bent Msre: Figlia dell’Egitto, con le prime 30 ragazze. Alcune mamme hanno dato la loro disponibilità ad aiutare… Questo apre la strada anche ad una futura ed importante attività di lavoro con le donne del quartiere.
PROGETTO 2012/2013
Continua l’impegno a favore delle ragazze e dei ragazzi del quartiere Shubra del Cairo: minori tra 5 e 15 anni, per lo più lavoratori e con condizioni famigliari estremamente difficili.
Visti i frutti di questi anni, si è dato avvio anche ad alcuni corsi di formazione professionale: elettricista e falegname per i ragazzi, sartoria per le ragazze.