[:it]Nella Giornata mondiale contro il lavoro minorile, World Day Against Child Labour, scegliamo lo slogan “Il futuro, da bambini”. Amu è da sempre impegnata affinché il diritto allo studio, il diritto a una crescita sana e serena, il diritto al gioco, insomma, semplicemente il diritto ad essere bambini, sia tutelato e promosso. Solo così, si può costruire un futuro fatto di adulti consapevoli, liberi e a loro volta sereni.[:]
[:it]Nella Giornata mondiale contro il lavoro minorile, World Day Against Child Labour, scegliamo lo slogan “Il futuro, da bambini”. Amu è da sempre impegnata affinché il diritto allo studio, il diritto a una crescita sana e serena, il diritto al gioco, insomma, semplicemente il diritto ad essere bambini, sia tutelato e promosso. Solo così, si può costruire un futuro fatto di adulti consapevoli, liberi e a loro volta sereni.
Oggi, di fronte ai numeri impressionanti che vedremo pubblicati sul lavoro minorile, sullo sfruttamento di bambini in fabbriche, conflitti, lavori usuranti, e che ci faranno riflettere sulla spietatezza di alcune situazioni in alcune parti del Mondo, noi abbiamo deciso di condividere 3 storie, difficili, ma positive.
Tre storie per raccontare il progetto #ChanceForTomorrow che, grazie al lavoro della Fondazione Koz Kazah, si occupa proprio di organizzare attività di educazione, formazione e svago, per i ragazzi del quartiere di Shubra, popolosa periferia del Cairo.
Saddam e il suo rifugio al centro Koz Kazah – Saddam ha 9 tra fratelli e sorelle, tutti in assenza del capo famiglia si sono dovuti cercare subito un lavoro.
La madre di Saddam lo ha aiutato a trovare un lavoro in un negozio di sottaceti dove lavorava tutta la settimana, senza interruzioni, dalle 8 alle 21. Quasi 11 ore, senza una pausa, prendendo uno stipendio insignificante di circa 60 EGP / settimana. O meglio, riceve paga solo per 2 giorni, gli altri 5 giorni venivano considerati di addestramento e quindi non pagati.
Il datore di lavoro gli forniva un solo un pasto, poco più di un panino, a volte con dei fagioli.
Un giorno Saddam ha provato a scappare per sottrarsi a questo trattamento e ha trovato un momento di sollievo proprio nel centro di Koz Kazah.
Quel giorno è stato per lui un momento di grande divertimento, di gioia, di relax. La cosa più inaspettata, per lui, è stata quella di scoprire come fosse bravo nelle creazioni artistiche a cui si dedicava nel laboratorio. Era una sensazione nuova per lui, a scuola, in passato, non era mai stato così bravo.
Sono stati i workshop e le attività che ogni settimana vengono svolti nel centro che lo hanno aiutato a ritrovare le sue capacità di “fare” qualcosa da solo e, quindi, la fiducia in sé stesso.
Saddam ha poi deciso di chiedere ai responsabili di Koz Kazah di parlare con la madre perché lei facesse da intermediaria col datore di lavoro per avere almeno un giorno a settimana libero per poter andare al centro. Fortunatamente ci riuscirono e Saddam, che oggi ha 21 anni, ha potuto frequentare il centro dal 2008 al 2014.
Wael e lo spazio per essere bambini – Wael ha dieci anni e un padre in carcere. Anche lui, come la sorella maggiore, ha dovuto trovare un lavoro per portare un po’ di soldi a casa dove ci sono la madre disoccupata e due fratelli gemelli di appena 3 anni.
Per farlo ha lasciato la scuola al 3 anno delle primarie, mentre la sorella continua ad andarci, anche grazie al fatto che Wael da due anni e mezzo lavori in un negozio di forniture per eventi.
E anche per lui, gli unici giorni in cui può essere sereno e ritrovare degli spazi dove poter essere un bambino, sono quelli in cui riesce ad andare al centro di Koz Kazah.
Ahmed e il senso di responsabilità– Ahmed, invece ha 16 anni e da 3 lavora come cuoco nella cucina di un fast food per aiutare i genitori e per prendersi cura “finanziaramente” del fratello più piccolo. Il suo carattere responsabile e la sua indole propensa a occuparsi degli altri è venuta fuori ben presto nel centro di Koz Kazah tant’è l’allenatore lo nominato capitano e responsabile delle attività di riscaldamento della squadra prima di giocare a calcio!
Il progetto #ChanceForTomorrow è un piccolo seme, un lavoro quotidiano e costante, da più di otto anni, che Fondazione Koz Kazah porta avanti e sul quale Amu conferma il suo sostegno.
L’obiettivo è quello di combattere il lavoro minorile e cercare di offrire “spazi” sempre maggiori per permettere ai bambini e ai ragazzi di essere sé stessi, poter ridare forza alla fantasia e al gioco e immaginare un futuro diverso dalla realtà che oggi li costringere a crescere sempre più in fretta.[:]