11 maggio 2010. Un club nel quale si ritrovano i ragazzi di Shubra, al Cairo: bambini e ragazzi dall’infanzia negata che ritrovano qui la gioia di vivere. E’ l’esperienza del progetto “Ragazzi a rischio” promosso dalla Fondazione Koz Kazah, di cui riportiamo un breve aggiornamento.
Un club nel quale si ritrovano i ragazzi di Shubra, al Cairo: bambini e ragazzi dall’infanzia negata che ritrovano qui la gioia di vivere. E’ l’esperienza del progetto “Ragazzi a rischio” promosso dalla Fondazione Koz Kazah, di cui riportiamo un breve aggiornamento.
Ogni domenica ci incontriamo nel nostro club che abbiamo nominato “Ebn Masr” che vuol dire Figlio dell’Egitto. E’ ormai un punto di ritrovo per i ragazzi del quartiere Shubra del Cairo. Hanno tra i 7 e i 15 anni: tutti lavorano, alcuni studiano e lavorano. In questi primi mesi hanno frequentato il centro circa 70 ragazzi; una trentina di loro partecipa tutte le domeniche alle attività del club, altri possono venire solo saltuariamente perché a volte lavorano anche di domenica.
All’inizio il loro comportamento era difficilissimo, litigi, parolacce…, li vedevamo sempre arrabbiati, abituati come sono a “lottare” tutto il giorno! C’era anche un forte autoritarismo da parte dei ragazzi più grandi sui piccoli. Arrivavano malvestiti e sporchi, non solo perché sono poveri, ma anche perché nelle loro famiglie non c’è il senso dell’igiene. Certo si capisce… conoscendo l`ambiente in cui sono cresciuti. Quando siamo andati a visitare le loro famiglie abbiamo potuto vedere dove vivono: nessuno di loro abita in un appartamento, ma ogni famiglia affitta solo una stanza dove dormono circa 8 persone. Poi la cucina e il bagno sono in comune con altre famiglie.
Attraverso le attività proposte: sport, momenti di dialogo e confronto, laboratori, attività artistiche… questi ragazzi a cui sembra sia stata tolta l’infanzia, ritrovano un ambiente che dà loro la possibilità di essere quello che sono: ragazzi! Ritrovano la gioia del gioco, si sentono considerati e rispettati… anche il semplice gesto di preparare per loro il pranzo li rende felici. Alcuni ci hanno chiesto di insegnare loro a leggere e scrivere.
Si sente che il rapporto fra di loro è cambiato. Litigano raramente e chiedono scusa quando sbagliano. Ormai sono i ragazzi stessi che spiegano le regole del club ai nuovi arrivati. Hanno capito l`importanza di avere una disciplina che ordina i rapporti tra tutti, ne sono convinti e l’applicano anche a casa.
Corso di formazione per assistenti domiciliari
Un altro progetto promosso dalla Fondazione Koz Kazah è un corso di formazione per assistenti domiciliari. Le ragazze che hanno concluso il primo corso, tenutosi nel 2009, stanno attualmente assistendo 6 famiglie. Sono seguite e il loro lavoro è monitorato da personale qualificato. La loro formazione è continua. Ogni 15 giorni è prevista una riunione di valutazione e confronto e un incontro di formazione con medici specializzati. Le famiglie sono molto contente del servizio che viene offerto. In questo momento l’assistenza viene data a famiglie che possono pagare il servizio. Koz Kazah vorrebbe poter offrire questo servizio anche ad alcune famiglie che non dispongono dei mezzi economici per ricevere l’assistenza.
Nei prossimi mesi si consoliderà l’esperienza e la formazione del primo gruppo di ragazze.
Per il prossimo anno è prevista una nuova edizione del corso per altre 10 ragazze.
Hanaa Kaiser e Joseph Assouad
(testo e foto da AMU Notizie n. 1/2010)