In questi giorni, Francesco e Tamara del settore “Progetti” di AMU sono in Siria, per un sopralluogo presso i progetti del Programma “Emergenza Siria” e per confrontarsi con i nostri partner e operatori locali.
Dai loro racconti emerge una terra martoriata da anni di bombe, ma con una popolazione (quella rimasta) con ancora salda la propria dignità e la voglia di ricominciare, piano piano. Umilmente, ogni giorno, migliaia di persone provano a ricostruire il loro mondo, con l’aiuto dei sostegni che però, man mano, diminuiscono.
Il Programma del Coordinamento emergenze del Movimento dei Focolari si occupa di diversi aspetti della vita quotidiana di molte persone. In particolare, gli aspetti legati alla salute sono quelli che più impegnano e che coinvolgono maggiormente operatori e volontari.
La nostra squadra di fisioterapisti, ad esempio, sarebbe in grado di curare un paziente anche solo con il loro entusiasmo!
“In qualche settimana – ci raccontano – abbiamo già raggiunto 44 pazienti. Fra di loro ci sono anche diversi bambini affetti da paralisi cerebrale. Con la guerra questi casi sono aumentati molto, anche per i traumi subiti dalle donne in gravidanza e durante il parto in condizioni inadeguate.
Ognuno di noi segue 6 o 7 pazienti, alcuni anche quotidianamente, accompagnandoli nel graduale recupero delle loro funzionalità di vita quotidiana: riuscire a lavarsi, mangiare, camminare. Facciamo tutta la terapia in presenza dei parenti, insegnando loro come continuare gli esercizi quando noi non ci siamo.
A chi ne ha bisogno offriamo le attrezzature sanitarie necessarie, come stampelle, sedie a rotelle, ecc. con un piccolo contributo da parte loro.
Tante volte scopriamo che i pazienti hanno bisogno di qualcosa, che il progetto non può offrire, e allora ci mettiamo d’accordo fra di noi, facciamo una colletta, mettiamo ognuno qualcosa per dare loro un piccolo segno di vicinanza.”
Ad Homs il lavoro straordinario degli operatori del progetto sanitario assicura cure mediche e supporto psicologico a persone affette da cancro, insufficienza renale, diabete o che necessitano di interventi chirurgici.
“Con la guerra i casi di cancro sono aumentati esponenzialmente. Noi li ascoltiamo, prima di tutto, cerchiamo di capire la loro situazione, laddove possibile, sosteniamo parte delle spese per le cure mediche e offriamo loro un costante supporto morale affinché ritrovino la forza per affrontare la vita, oppure li mettiamo in contatto con altre associazioni che possono aiutarli se noi non possiamo.
Ogni giorno accogliamo dolori enormi, piangiamo con loro, torniamo a casa e a volte non abbiamo la forza di parlare. Una volta una signora ammalata di cancro, che avevamo sostenuto per alcuni mesi pagando parte delle sue cure, è riuscita a trovare un ospedale che poteva curarla gratuitamente in un’altra città. Un giorno attraverso un conoscente ha ricevuto dall’estero alcuni medicinali che servivano per la sua cura. A quel punto poteva conservarli per i momenti in cui l’ospedale non avrebbe potuto darglieli più. Ma invece è venuta da noi e ce li ha portati, in segno di gratitudine, perché li donassimo ad altri ammalati che non potevano riceverne”.
“Ogni giorno un gruppo di bambini veniva a giocare qui nel cortile della parrocchia. Mi sono accorto che uno di loro mancava da qualche giorno e sono andato a casa sua per chiedere notizie ai genitori. Avevano scoperto che aveva un cancro. Gli ospedali in città non c’erano più e i prezzi dei farmaci erano arrivati a livelli impossibili. Mi sentivo impotente ma volevo fare qualcosa, così ne ho parlato con alcuni giovani della parrocchia e da lì è nato tutto. Oggi, grazie al supporto di AMU possiamo seguire circa 35 persone ammalate, fra cui molti bambini.”