Parlare di cittadinanza partecipativa vuole dire educare a questo tipo di cittadinanza. In latino, educere significa condurre verso, far emergere. “Educare alla cittadinanza”, letteralmente, significa quindi far emergere quelle qualità o doti che si reputa siano indispensabili per essere cittadini, possibilmente buoni cittadini.Ormai da tempo si parla di cittadinanze al plurale (civile, sociale e politica) ma soprattutto si deve parlare di cittadinanza facendo riferimento alla cultura con tutti i suoi valori.
Sia per il momento storico che stiamo attraversando, sia per individuare strumenti per l’innovazione nella governance delle città, possiamo focalizzarci su una cittadinanza partecipativa che è nello stesso tempo attiva. Se partiamo dalla Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, troviamo (art. 15) che “Ogni individuo ha diritto ad una cittadinza. Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza”. L’articolo 15 della Dichiarazione universale afferma che si ha diritto ad una cittadinanza, ma la cittadinanza in sé non è un diritto, bensì uno status. La cittadinanza, in sostanza, è una relazione che dà diritti e doveri. Quindi essere educato alla cittadinanza diventa un diritto per ogni cittadino in ogni angolo della terra perché questa cittadinanza dà vita a nuove forme di democrazia che tengono conto della realtà di ogni popolo, della sua cultura, valori e storia.
L’educazione alla cittadinanza partecipativa e attiva è più che urgente per l’umanità intera, ma sopratutto per i Paesi africani che sono in una fase importante della loro democratizzazione. Se prendo l’esempio del Burundi, il mio Paese di provenienza, credo che la cittadinanza debba innanzitutto essere ben definita per esprimere l’insieme dei valori della cultura burundese e dei valori positivi della democrazia.
Nel nostro caso, non si può pensare una democrazie distaccata dai valori della cultura burundese e della storia del suo popolo. Purtroppo penso che sia una realtà di tanti popoli che stanno nei processi di democratizzazione dei loro Paesi: ”distaccare i principi della democrazia dalla cultura dei loro popoli.” A mio parere questo distacco ha causato e sta causando danni enormi in tanti Paesi africani come lo vedo anche in Burundi.
L’ignoranza dei cittadini sui loro diritti e doveri crea confusione nella vita quotidiana. È sempre difficile per loro capire il vero significato di quei valori fondamentali della democrazia che sono la libertà e l’uguaglianza. Spesso diventa impossibile coniugare questi principi con i valori culturali che sono alla base della vita comunitaria in Burundi e in tanti Paesi africani. Per esempio, l’autorità delle istituzioni comincia ad essere messo in discussione per difendere la libertà che promette la democrazia, le diversità di appartenenze politiche cominciano a prevalere sull’unità della comunità, gli interessi di gruppo o di partito prendono il posto al ben comune, la libertà diventa nemico dell’ubuntu e cosi via.
In questo senso, cittadinanza partecipativa significa riconquistare i valori che stiamo perdendo, che devono essere arricchiti dai valori della democrazia per difendere di più il bene comune. Essere educati alla cittadinanza partecipativa mi sembra l’aiuto più importante di cui abbiamo bisogno per diventare cittadini capaci di costruire l’unità nelle nostre diversità per affrontare sfide che diventano sempre più difficili e complesse. L’esempio più significativo di questo tipo di cittadini sono i volontari, che danno alla comunità di appartenenza più di quello che ricevono. Quindi se vogliamo che diminuiscano i parassiti e aumentino i cittadini attivi dobbiamo ripensare alle strategie e ai mezzi messi in atto per educare le persone alla responsabilità verso la loro comunità, perché è questo alla fine che spinge i cittadini a dar la vita per il bene comune. Credo che questa sia una sfida di tutta l’umanità di oggi ma soprattutto dei nostri Paesi che sono ancora alla ricerca di un sistema di governo adattato alla nostra realtà e alla nostra storia. Abbiamo bisogno di concentrare nostri sforzi nell’educazione alla cittadinanza partecipativa e attiva per formare cittadini capaci di difendere la pace e il bene comune ad ogni costo. Qui l’impegno tocca a noi tutti (governi, società civile, ONG, associazioni, comunità religiose) e il contributo di ogni essere umano è indispensabile.
L’autore:
Melchior Nsavyimana
Burundese, Istituto Universitario Sophia,
studioso dei processi di integrazione in Africa.