Da AMU Notizie n. 2-3/2013 riportiamo la testimonianza di alcuni giovani burundesi a Maramvya, nei pressi di Bujumbura. Grazie al loro impegno, che tuttora continua, si è sviluppato un importante progetto a favore di 350 famiglie che vivono in un campo profughi.
«Tutto è cominciato da notizie diffuse dalla televisione – racconta Télésphore Niyonkuru. Abbiamo visto quel campo che ospitava centinaia di rifugiati e abbiamo deciso di andare a vedere di persona. La situazione sembrava drammatica; per questo, prima di andare, abbiamo raccolto abiti e messo insieme i nostri soldi per comprare qualcosa da mangiare per i bambini. Arrivati sul posto, alcuni di noi hanno cominciato a parlare con le persone e a cercare di capire quali erano i loro problemi. A quella prima visita ne sono seguite molte altre…
Claude Kwigira fa parte, come Télésphore, del Movimento “Giovani per un Mondo Unito”. Qui al campo dà lezioni di sostegno ai bambini dall’inizio di questa azione. Nel 2011 – racconta – dopo numerose visite e parlando a più riprese con le persone, abbiamo deciso di dedicarci in primo luogo ai bambini. Abbiamo constatato, infatti, che alcuni di loro hanno la sana ambizione di un avvenire migliore, ma sono frenati da numerosi problemi, fra cui la mancanza di cibo, di alloggio, di soldi per pagare le tasse scolastiche e il materiale didattico.
Abbiamo analizzato insieme tutta la situazione. Anche se molti di noi sono ancora studenti – ci siamo detti – possiamo dare corpo e anima a questa impresa, cominciando il sabato con corsi di recupero e di sostegno, non solo per trasmettere conoscenze, ma soprattutto per motivare i bambini. Non è stato per niente facile all’inizio e quando andavamo era difficile metterli insieme. A volte erano occupati a prendere l’acqua all’unica fontana disponibile, che ha una portata limitata; occorre passare molto tempo in fila per riuscire a portare a casa un secchio pieno.
E’ stato necessario costruire rapporti di fiducia con ciascuno, e prima ancora con i genitori. Per alcune settimane siamo andati di casa in casa a salutare ognuno. Piano piano il numero degli allievi è aumentato ed ora sono davvero molto numerosi, dalla scuola materna a quella secondaria. Ogni settimana facciamo a turno perché il sabato ci sia sempre qualcuno di noi. I buoni rapporti costruiti con i genitori, che sono stupiti nel vedere persone lavorare gratuitamente, e vedono risultati positivi per i loro bambini sia dal punto di vista scolastico che nel loro comportamento, ci incoraggiano a continuare.
Nel frattempo – conclude Télésphore – anche alcune persone della nostra Associazione (CASOBU, controparte dell’AMU per i progetti in Burundi) hanno preso a cuore la situazione dei rifugiati e, insieme all’Associazione Uomo Mondo e all’AMU, hanno elaborato un progetto che ha ricevuto un cofinanziamento dalla Regione Veneto.
Questo progetto darà delle risposte concrete ad alcuni problemi: registrare i bambini all’anagrafe, legalizzare i matrimoni, realizzare corsi di alfabetizzazione per gli adulti, insegnare un mestiere ai ragazzi che hanno abbandonato la scuola, dare lezioni di sostegno ai bambini che vanno a scuola.»
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