Dal 2008 l’AMU ha realizzato in Burundi cinque progetti per la raccolta e distribuzione di acqua potabile. Alcune testimonianze dirette di chi ha vissuto questa esperienza in prima persona sono state pubblicate sul n. 2/2011 di AMU Notizie.
Dal 2008 l’AMU ha realizzato in Burundi cinque progetti per la raccolta e distribuzione di acqua potabile.
Nell’articolo pubblicato sul n. 2/2011 di AMU Notizie abbiamo provato a raccogliere la testimonianza di alcune persone che hanno partecipato a questi progetti, con la speranza che questa condivisione ci faccia sentire più vicini e fratelli, quale piccolo contributo verso un Mondo Unito.
Frediric di Ruyigi, quando gli abbiamo chiesto se la differenza di appartenenza etnica, oppure l’affiliazione politica (spesso determinata dall’appartenenza etnica), o il fatto di essere un rimpatriato piuttosto che aver trascorso tutto il tempo della guerra sul posto, sono stati motivo di difficoltà o divisione durante i lavori del progetto, ha risposto affermando che oggi le cose sono molto cambiate rispetto al 1996, quando c’era la guerra. Ha aggiunto che il fatto di aver lavorato tutti insieme ha molto aiutato a ricreare i legami sociali. Infatti, molti dei rimpatriati avevano grande timore a vivere a contatto con gli altri, ma durante i momenti di lavoro condiviso non hanno avvertito alcuna discriminazione tra hutu e tutsi, ed ora sentono che l’unità della popolazione sulla loro “collina” è più forte.
Innocent di Kayanza racconta: “in altre società per avere un lavoro, devi dare dei soldi per farti registrare, ma con CASOBU abbiamo notato una differenza: guardavano nei loro registri chi aveva già contribuito con il proprio lavoro benevolo al progetto, e ti iscrivevano senza alcuna forma di corruzione, ed il progetto ha funzionato benissimo”. Aggiunge anche che “sia che si fosse trattato di un semplice lavoratore o un operaio qualificato, eravamo tutti sullo stesso piano di eguaglianza”.
Jeanne di Butezi racconta: “Questo sistema idrico ci è servito davvero molto perché prima bisognava andare verso altre colline e facevamo più di 2 km per avere dell’acqua, e per di più si trattava di acqua sporca. Eravamo infelici, ma adesso possiamo avere acqua pulita, non più quella stagnante e sporca dei corsi d’acqua dove andavamo prima”.
Jaqueline e Leonidas, anche loro di Butezi, confermano: “A noi ed alle famiglie vicine, quest’acqua è davvero utile. Prima non potevamo lavarci i vestiti, e talvolta ci toccava andare a letto senza cena perché eravamo rimasti senz’acqua, in particolare nei periodi di intenso lavoro nei campi, non avendo il tempo per andarla a prendere così lontano. Adesso possiamo lavarci e migliorare la nostra pulizia. Anche un abito bianco potrà essere lavato!”.
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